Non sono tuo amico

Ma se non mi ascolti mi chiudo

Buongiorno . Oggi riflettiamo sulla frase non sono tuo amico ma se non mi ascolti mi chiudo.

Il circolo vizioso della mancanza di ascolto tra genitori e figli adolescenti

La distanza emotiva: quando il dialogo diventa scontro

L’adolescenza è una fase di cambiamento profondo, un passaggio che spesso spaventa sia i figli che i genitori. Il bisogno di indipendenza del ragazzo si scontra con il desiderio del genitore di proteggerlo e guidarlo. In questo equilibrio fragile, il modo in cui si comunica fa la differenza tra costruire un legame solido o alimentare una distanza dolorosa.

Molti genitori, spinti dalla paura di perdere il controllo, assumono un atteggiamento autoritario: regole rigide, divieti e ammonimenti continui. Altri, invece, cercano di avvicinarsi ai figli diventando “amici”, minimizzando le loro responsabilità o evitando i conflitti. Ma entrambe le strategie possono risultare inefficaci. Un adolescente non ha bisogno di un genitore che controlla ogni sua mossa, né di un amico che asseconda ogni suo comportamento. Ha bisogno di una guida, una presenza solida che sappia ascoltare senza imporre, comprendere senza giudicare.

Quando il genitore si chiude nel proprio ruolo senza realmente ascoltare, il figlio percepisce una mancanza di autenticità e inizia a difendersi. Questo può manifestarsi con atteggiamenti ribelli, rifiuto della comunicazione o chiusura emotiva. E così inizia il circolo vizioso: meno il genitore ascolta, più il figlio si chiude; meno il figlio si apre, più il genitore si sente impotente e smette di cercare il dialogo.

Il silenzio come forma di difesa

Il silenzio di un adolescente non è mai casuale. Quando un ragazzo smette di parlare con i genitori, non è solo una fase passeggera, ma spesso un segnale di disagio. Si sente non capito, giudicato, pressato da aspettative troppo alte o ignorato nei suoi bisogni emotivi. E allora sceglie il silenzio come scudo: meglio chiudersi in sé stessi che ricevere risposte che feriscono, deludono o frustrano.

Dall’altra parte, il genitore potrebbe reagire allo stesso modo. Se ogni tentativo di comunicazione sembra fallire, se il figlio risponde con monosillabi o evita il confronto, anche l’adulto può sentirsi frustrato e iniziare a ritirarsi. Non volendo alimentare tensioni o subire il rifiuto, alcuni genitori smettono di chiedere, smettono di insistere, lasciando che il silenzio diventi la nuova norma.

Ma questa distanza emotiva è pericolosa: più il tempo passa, più diventa difficile ristabilire una connessione autentica. Un figlio che sente di non poter parlare con i propri genitori cercherà altrove comprensione—negli amici, nei social, persino in modelli di riferimento che potrebbero non essere positivi. E il genitore, che inizialmente voleva proteggere e guidare, rischia di ritrovarsi escluso dalla vita emotiva del proprio figlio.

Ristabilire il dialogo: il ruolo dell’ascolto attivo

La chiave per spezzare questo ciclo è l’ascolto attivo. Significa non solo sentire le parole di tuo figlio, ma accogliere il suo mondo emotivo con rispetto e attenzione. Il dialogo non nasce dalla necessità di “educare” o “correggere”, ma dall’opportunità di costruire un legame di fiducia.

Essere un punto di riferimento non significa avere tutte le risposte, ma essere presenti nel modo giusto. Ecco alcune strategie per migliorare la comunicazione:

  • Sospendere il giudizio: Quando tuo figlio ti parla di qualcosa, ascolta senza interrompere e senza dare subito consigli. A volte ha solo bisogno di sentirsi capito.
  • Riformulare i sentimenti: Ripetere ciò che ha detto con parole diverse lo aiuta a sentirsi riconosciuto. Ad esempio, “Capisco che questa situazione ti fa sentire frustrato” mostra empatia e apre la conversazione.
  • Fare domande aperte: Invece di chiedere “Tutto bene?”, prova con “Come ti sei sentito oggi a scuola?”. Questo invoglia il ragazzo a condividere più dettagli.
  • Creare momenti di dialogo spontanei: A volte le migliori conversazioni nascono nei momenti più informali, come mentre si cucina insieme o durante un viaggio in macchina.

Queste semplici abitudini possono fare una grande differenza, trasformando il rapporto tra genitori e figli e creando uno spazio di ascolto e comprensione reciproca.

consigli pratici per un rapporto più sano

Ecco alcune strategie concrete per migliorare il dialogo tra genitori e figli:

  • Praticare l’ascolto senza interrompere. Lascia che tuo figlio esprima le proprie emozioni senza sentirsi giudicato.
  • Mostrare empatia. Anche se non condividi il suo punto di vista, riconosci il suo stato emotivo.
  • Limitare la tecnologia durante i momenti di confronto. Creare spazi dedicati al dialogo senza distrazioni rafforza la connessione.
  • Non forzare il dialogo. Alcuni adolescenti hanno bisogno di tempo per aprirsi, quindi rispetta i loro ritmi.

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Alla prossima amici:)


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